«Chi può assicurarmi che […] Dio non abbia fatto in modo che non vi sia niuna terra, niun cielo, niun corpo esteso, niuna figura, niuna grandezza, niun luogo, e che, tuttavia, io senta tutte queste cose, e tutto ciò mi sembri esistere non diversamente da come lo vedo?»*
GENIO MALIGNO
La citazione sopra è di Cartesio scritta, che già nella 1641 formulava il "genio maligno", l'essere superiore che ingannava tutti gli uomini nel mostrarli una realtà fittizia.
L'uomo non è in grado di sapere se ciò che percepisce con i sensi è reale o virtuale, potrebbe essere una realtà potenziale, che può esistere ma non è quella creata da un Dio onnipotente o dalla natura.
DUBBIO SENZA ETA'
Questo dubbio iperbolico è la rappresentazione migliore della paura della realtà virtuale, la paura di essere imprigionati in una realtà che non esiste veramente, ma solo potenzialmente, e di risvegliarsi in un mondo di macchine che ci manipulano i sensi.
Già in un epoca in cui non esistevano le macchine, i grandi pensatori del passato hanno già ragionato sulla realtà virtuale, cioè la più grande delle virtualità, la cosa più grande che si possa ricreare.
E tutti quelli che ragionano sul tema, raggiungono una fase di terrore, in cui tutta la realtà è in dubbio. Ciò mostra come la paura è senza tempo e età, sempre uguale in tutte le epoche.
*:Cartesio, Opere filosofiche 2. Meditazioni metafisiche. Obbiezioni e risposte, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 20
Nessun commento:
Posta un commento