martedì 28 aprile 2020

#STEP 11: NOIA, EVASIONE, VIRTUALITA'

La quarantena globale ha lasciato le persone annoiate dopo un primo momento di panico. Si aspetta per la fine della quarantena e nel frattempo si cerca l'evasione nella virtualità. Come mostrano i dati collezionati dal NYT, le persone che sono sulle piattaforme di video, streaming (quindi serie tv) e videogiochi sono aumentate in modo significativo. La virtualità è considerata da molti dannosa alla saluta, ma la realtà è che è un buon strumento per evadere dalla noia.

Secondo me, ogni progresso umano ha portato rischi e mali, però non ci si deve fermare a pensare solo ai lati negativi. I benefici che derivano dal progresso sono beni e finchè questi beni sono superiori ai mali, perchè rifiutare il progresso?


https://www.nytimes.com/interactive/2020/04/07/technology/coronavirus-internet-use.html

sabato 25 aprile 2020

#STEP 10: RELATIVITA'

MATRIX(1999):
L'opera mostra come la realtà può mostrarsi fasulla e virtuale, l'uomo non può rendersi conto se il sistema in cui è dentro è reale o virtuale, un po' come l'impossibilità per l'uomo di capire se un nave si sta muovendo nel mare calmo (esperimento mentale di Newton per mostrare la relatività del moto)

#STEP 9: VR OR DREAM?


René Magritte, "The False Mirror", Paris 1929


L'occhio vede una realtà diversa, come mostrava il poema indiano Mahābhārata. I sogni, ispirazione per i poeti del surrealismo, mostrano una realtà virtuale, potenziale che suscitano emozioni nelle persone che le vivono, come può essere l'esperienza con il VR.

lunedì 20 aprile 2020

#STEP 8: CREDERE, NON SAPERE

MITO DELLA CAVERNA



In séguito, continuai, paragona la nostra natura, per ciò che riguarda educazione e mancanza di educazione, a un’immagine come questa. Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l’entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sí da dover restare fermi e da [b] poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d’un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere costruito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini. – Vedo, rispose. – Immagina di vedere uomini che portano lungo il muricciolo oggetti [c] di ogni sorta sporgenti dal margine, e statue e altre [515 a] figure di pietra e di legno, in qualunque modo lavorate; e, come è naturale, alcuni portatori parlano, altri tacciono. – Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri. – Somigliano a noi, risposi; credi che tali persone possano vedere, anzitutto di sé e dei compagni, altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte? – E come possono, replicò, se sono costretti a tenere immobile il [b] capo per tutta la vita? – E per gli oggetti trasportati non è lo stesso? – Sicuramente. – Se quei prigionieri potessero conversare tra loro, non credi che penserebbero di chiamare oggetti reali le loro visioni? – Per forza. – E se la prigione avesse pure un’eco dalla parete di fronte? Ogni volta che uno dei passanti facesse sentire la sua voce, credi che la giudicherebbero diversa da quella dell’ombra che passa? – Io no, per Zeus!, [c] rispose. – Per tali persone insomma, feci io, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali. – Per forza, ammise. – Esamina ora, ripresi, come potrebbero sciogliersi dalle catene e guarire dall’incoscienza. Ammetti che capitasse loro naturalmente un caso come questo: che uno fosse sciolto, costretto improvvisamente ad alzarsi, a girare attorno il capo, a camminare e levare lo sguardo alla luce; e che cosí facendo provasse dolore e il barbaglio lo rendesse incapace di [d] scorgere quegli oggetti di cui prima vedeva le ombre. Che cosa credi che risponderebbe, se gli si dicesse che prima vedeva vacuità prive di senso, ma che ora, essendo piú vicino a ciò che è ed essendo rivolto verso oggetti aventi piú essere, può vedere meglio? e se, mostrandogli anche ciascuno degli oggetti che passano, gli si domandasse e lo si costringesse a rispondere che cosa è? Non credi che rimarrebbe dubbioso e giudicherebbe piú vere le cose che vedeva prima di quelle che gli fossero mostrate adesso? – Certo, rispose.
br> Repubblica, 514 a-517 a



fonte: http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/PLATONE_%20IL%20MITO%20DELLA%20CAVERNA%20(.htm

#STEP 7: WHAT'S REAL?

Reality - John Prophet

I’m here!
I see me.
I hear me.
I’m here.
What’s here?
Where’s here?
Am I real?
What’s real?
Virtual universe.
Possible!
Quantum computer
generated?
Possible!
We don’t know
all that’s
possible
so anything
is possible.
Would it matter?
“I think
therefore
I am.”
Would it
matter how
I came to be?
Virtual world,
virtual rules.
If virtual, will
I die?
Cease to exist.
If virtual here,
virtual
anywhere?
Will I simply
derez, or
pop up
elsewhere?
Possible.
Virtual immortality?
Possible!
Virtual
life after
death?
“I think
therefore
I am.”
Possible.


la vita è reale o virtuale?

fonte:https://hellopoetry.com/words/virtual/

mercoledì 8 aprile 2020

#STEP 6: MASCHERE E VIRTUALITA'

Pirandello nel suo libro "Il fu Mattia Pascal" racconta le vicende di un povero uomo che è costretto a cambiare continuamente la sua identità.
Nessuna delle identità sono "vere" o sue, lui è sempre qualcun altro, una persona che potenzialmente può esistere ma che di fatto non esiste.
Qui si presenta l'idea del virtuale: ciò che potenzialmente può esistere.
Non a caso, l'immaginazione umana cerca di raggiungere il suo desiderio di evasione creando realtà virtuali, in cui si rinasce come un'altra persona.


Ogni scelta, importante o meno, della nostra vita ci cambia come persone e spesso mi chiedo se avessi fatto una scelta diversa che persona sarei diventato, sono tutte quelle vite "virtuali" che mi immagino ma che non si avvereranno mai.

mercoledì 1 aprile 2020

#STEP 4: REALTA' VIRTUALE NELLA MITOLOGIA

In India, il concetto di virtuale era già ben compreso, tanto che lo presentano nel grande poema epico , scritto tra il quattrocento a.c. e il duecento d.c. , Mahābhārata.
Il concetto viene mostrato con un suo significato ben preciso: la realtà virtuale.

Uno spezzone del poema descrive la sensazione della realtà virtuale sotto forma di dono divino ( e infatti per gli antichi cosa potrebbe essere mai?) e lo spezzone è riportato qui sotto:

"Having bowed down to thy father (Veda Vyasa), that (wise and high-souled) son of Parasara, through whose grace, I have obtained excellent and celestial apprehension, sight beyond the range of the visual sense, and hearing, O king, from great distance, knowledge of other people’s hearts and also of the past and the future, a knowledge also of the origin of all persons transgressing the ordinances, the delightful power of coursing through the skies, and untouchableness by weapons in battles, listen to me in detail as I recite the romantic and highly wonderful battle that happened between the Bharatas, a battle that makes one’s hair stand on end"

La persona che sta parlando è Sanjaya, consigliere del re Dhritarashtra, è afferma di aver ottenuto la totale comprensione e visibilità di tutti i dettagli presenti nella battaglia tra Bharatas.
Aveva il dono di vedere posti in cui non è mai stato e sentire i suoni, percepire l'atmosfera di quei luoghi.
Ovvio, la realtà virtuale di oggi non è ancora così evoluta da percepire con i cinque sensi luoghi immaginari come per Sanjaya, ma di sicuro in futuro l'uomo avrà i poteri di Sanjaya senza considerarlo un dono mistico.

fonte:

#STEP 25: RIFLESSO

Sera, 10 agosto 2050 Questo agosto Marco e Giovanni volevano provare il campeggio in valle, trovano un’esperienza molto apprezzabile che...